La Madonna col Bambino, Santa Giustina, San Pietro e San Benedetto
RISORSE DISPONIBILI
Il 24 ottobre 1532, Antonio Begarelli stipulò un accordo per la realizzazione di quattro grandiose statue destinate al dormitorio dei monaci, per un compenso di 32 scudi (pari a 115 lire). Le statue, raffiguranti la Madonna col Bambino, Santa Giustina, San Pietro e San Benedetto, dovevano essere tutte colorate ad imitazione del marmo.
Nel 1796, con la soppressione del convento, le opere furono trasferite all’Accademia di Belle Arti, per poi tornare nella chiesa di San Pietro nel 1819. Qui furono collocate lungo i pilastri della navata centrale:
- Secondo pilastro: a sinistra la Vergine col Bambino, a destra Santa Giustina.
- Terzo pilastro: a sinistra San Pietro, a destra San Benedetto.
La presenza di Santa Giustina si deve al fatto che la Basilica madre della Congregazione Cassinese, cui San Pietro aderì nel 1434 insieme a San Giovanni di Parma e San Benedetto in Polirone, era dedicata proprio alla Santa martire padovana.
Le statue subirono un primo restauro nel 1975.
I Santi Francesco e Bonaventura
Le statue di San Francesco e San Bonaventura si trovano oggi su alti basamenti in corrispondenza dei primi due pilastri della navata centrale di San Pietro.
In origine, erano collocate nella chiesa di San Francesco. Quando nel 1819 l’Accademia restituì a San Pietro le quattro statue provenienti dal dormitorio del convento, anche queste due sculture furono trasferite nell’antica chiesa benedettina.
Si ipotizza che la loro realizzazione risalga al 1542, in concomitanza con la ristrutturazione della chiesa di San Francesco.
Le statue della navata
È consuetudine dire di una statua, in senso metaforico, che sembri viva o addirittura che paia muoversi. Vi soprenderà sapere che, molto più di quanto si pensi, le statue si muovono davvero, e non in senso figurato! È il caso, ad esempio, delle sei sculture in terracotta della navata centrale della chiesa di San Pietro, che hanno posato piede sugli attuali piedistalli soltanto nel 1819, tre secoli dopo essere state realizzate da Antonio Begarelli, scultore modenese nato nel 1499 e attivo fino al 1565.
Non solo, la collocazione originaria di queste opere, databili tra il 1528 e il 1542, non era la stessa per tutte. Partendo dall’ingresso, le prime due – raffiguranti San Francesco e San Bonaventura – si trovavano nella chiesa di San Francesco di Modena. Le altre quattro furono invece realizzate sì per questo complesso abbaziale, ma erano collocate nel dormitorio dei monaci.
Questo dettaglio non è un puntiglio da storici, ma ci aiuta a comprendere lo stile delle opere.
Posizionatevi al centro delle quattro sculture verso l’abside. Queste rappresentano la Madonna col Bambino, Santa Giustina, San Benedetto e San Pietro. Immaginatele nella loro prima collocazione: il dormitorio dell’abbazia. I benedettini, in silenzioso raccoglimento, rivolgono loro gli sguardi che i santi ricambiano con solennità. Sono come apparizioni dal mondo divino e i loro vestiti sembrano ancora mossi dal vento che spira nelle altezze del Paradiso. Sono statue concepite per un dialogo intimo tra il monaco e il divino, all’interno di un contesto privato dedicato alla meditazione e allo spirito.
Ora ritornate verso l’entrata e rivolgetevi a San Francesco e San Bonaventura. Notate delle differenze? Per esempio, guardate come i panneggi delle vesti si fanno meno aerei, tanto che San Bonaventura deve reggere il saio per non farlo toccare a terra. Il loro carattere più austero si confà alla loro collocazione originale, dietro l’altare della chiesa di San Francesco. In quel luogo il dialogo non è intimo, ma più distante e allargato a tutti i partecipanti al rito. Non abbiamo più delle apparizioni, ma statue a tutti gli effetti, che sono un punto di riferimento per la comunità dei fedeli. Non a caso raffigurano i santi cardine dell’ordine francescano, cui la chiesa apparteneva.
Ebbene, già nel Cinquecento gli artisti avevano ben chiara l’importanza del luogo che avrebbe ospitato un’opera e del pubblico a cui si sarebbe rivolta. Non erano solo abili nella tecnica ma, come magari diremmo oggi, erano quasi degli esperti di marketing!